In Francia e in Italia
Luca Aicardo
47 anni, cacciatore in Italia da 38 anni
Presidente dell'associazione di caccia "Ambito Territoriale di Caccia Savona 2 - Zona di Ponente"
Ritiene che la comunità dei cacciatori in Italia sia abbastanza unita?
In Italia la popolazione dei Cacciatori non è assolutamente coesa ed unita in quanto nel corso dei decenni a partire dal secondo dopoguerra, probabilmente anche a causa del malcontento dei medesimi Cacciatori che non si sentivano adeguatamente tutelati nei confronti della società e del mondo contrario all’Ars Venandi, sono nate moltissime (troppe) Associazioni Venatorie, ognuna con il proprio modo di operare e di fornire servizi assicurativi e di varia natura ai propri tesserati.
Questo ovviamente ha fatto sì che i Cacciatori fossero in contrapposizione tra loro, ancor prima che con il mondo dei facinorosi antagonisti e degli anti-caccia sempre più presenti ed agguerriti nella nostra società pseudo ambientalista ed animalista.
Visto il naturale e fisiologico decremento della popolazione dei Cacciatori Italiani, che oggi conta poco più di 500.000 unità, sarebbe opportuno che i Dirigenti delle varie Associazioni Venatorie riconosciute a livello nazionale si confrontassero sulle tematiche di comune interesse ed addivenissero ad un accordo di buon senso che permetta al mondo venatorio finalmente di compattarsi in un’unica Associazione.
Pensa che l'esame sia adatto per ottenere la licenza di caccia? Lei si è sempre trovato d'accordo con la legislazione? Precisi con cosa concorda e con cosa no.
In Italia, a differenza di altri Stati come la Francia ad esempio, l’esame di abilitazione venatoria verte principalmente su una prova e quindi su una formazione teorica, peraltro molto completa ed esauriente, ovvero non viene data la giusta attenzione anche alla parte pratica relativa all’attività venatoria piuttosto che al basilare maneggio dell’arma utilizzata.
Questa a mio giudizio è una grossa lacuna che il legislatore dovrebbe colmare.
Per il resto direi che con la messa a disposizione anche di piattaforme on line per le preparazione e la formazione della parte normativa e teorica non ci siano particolari criticità da evidenziare.
In Francia, dopo gli attentati degli anni 2015/2016, la gente ha iniziato ad avere una visione più negativa delle armi. In Italia si è sviluppato questo trend? lei ha percepito una certa pressione sul porto d'armi?
Purtroppo in Italia questo trend era già presente molto tempo prima di questi tragici eventi ed a prescindere dagli attentati di natura terroristica avvenuti in tutta Europa.
Una certa e tangibile pressione sul rilascio / rinnovo delle licenze di porto d’armi da parte delle Questure, dei Commissariati di Polizia e delle Prefetture è ormai cosa ben nota già a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, quando una serie di modifiche normative a livello statale (Leggi, Decreti, T.U.L.P.S.) hanno seriamente colpito i possessori del porto d’armi ad uso venatorio. In Italia, ormai, basta veramente “un niente” per vedersi sospesa o addirittura revocata la propria licenza di porto di fucile.
Lei si sente giudicato dalla società in generale?
A livello personale, al di là di qualche soggetto oltranzista che può avercela a livello individuale e quindi scatena le proprie ire con atteggiamenti anche poco ortodossi e deontologici, direi di no.
Invece a livello generale come Cacciatore e come rappresentante di una specifica categoria di praticanti l’attività venatoria ci sentiamo più che giudicati, oppressi, insultati e denigrati dalla società in cui viviamo, la quale non riesce e non vuole assolutamente giustificare ed accettare la nostra attività ed il nostro modo di vivere la natura. Subiamo attacchi da ogni parte, dai mass-media, dai giornali, dalla televisione, senza poter replicare in alcun modo se non causando un effetto a boomerang ancor più devastante.
Lei caccia un tipo di animali in particolare? è contro la caccia di alcune specie? E perché?
Io pratico a livello quasi esclusivo da quando avevo 9 anni, la Caccia al Cinghiale in braccata in forma collettiva, ovvero nella Squadra del mio paesino di Magliolo ubicato nell’Alta Val Maremola in Provincia di Savona. Rivesto da alcuni decenni il ruolo di Capo Squadra e quindi coordino tutte le attività propedeutiche alla buona riuscita della battuta, oltre che le fondamentali attività ludiche e conviviali che caratterizzano tale forma di caccia.
Proprio su questa tematica venatoria alcuni anni fa ho scritto anche un libro che è disponibile anche sul sito che ho realizzato per la mia Squadra di Caccia al Cinghiale al seguente indirizzo: www.magliolo1975.it
Personalmente non sono contrario ad alcun tipo di caccia purché la stessa venga praticata nel rispetto delle norme vigenti e quindi a tutela dei selvatici oggetto del prelievo venatorio.
Lei è d'accordo con le restrizioni che sono state stabilite durante i diversi lockdown legati alla crisi sanitaria nel 2020? Lei pensa che ci saranno conseguenze sull'ambiente o sulle specie in seguito a queste restrizioni?
Personalmente non condivido la politica adottata, ma il mio parere ovviamente conta poco.
Le conseguenze legate al lockdown non sono al momento facilmente ipotizzabili, ma sicuramente il mancato prelievo venatorio di una buona percentuale dei contingenti previsti di alcune specie invasive, soprattutto di ungulati, quali il Cinghiale, il Daino ed il Capriolo qualche ripercussione negativa sul territorio potrebbe verificarsi.